Beautiful day, Mario Previ
Beautiful day è il sottofondo ideale e bene augurante, per radersi in un mattino che profuma già di dopo barba. rischi di tagliarti, ma sai già che non succederà; sorridi a questo destino beffardo e vorresti spiegargli che ormai non sei più un dilettante e che, suo malgrado, stai vincendo la battaglia, anche questa nuova mattina. “sei sfortunato ed è il motivo per cui dovevi preoccuparti”, ma al di là di tutte queste idee che i paladini della giustizia ci raccontano da una vita e forse anche più, di che colore è il cielo stamattina? blu, come ieri, e credo anche lo sarà domani. “il traffico è bloccato e non ti muovi in nessuna direzione”. la seconda battaglia del giorno. di tutti i giorni. niente schieramenti, niente fanteria e arcieri; lasciamo l’artiglieria pesante ai libri di storia e i cavalieri d’argentea armatura ai poemi epici. siamo piccoli uomini, ma con tante altre armi. dobbiamo mettere su la caffettiera e lasciare che il profumo del caffè ci ricordi in un istante che bisogna andare a prendere il pane in paese. non hanno costruito pattumiere abbastanza grandi per contenere tutti i drammi di una vita, giorni sbagliati di tutta un’intera umanità. non si possono avere solo nemici. non hai solo questo. come in quella canzone che chiede “com’è che non riesci più a volare?” e rispondi che sei in viaggio ma che non sai dove riusciresti ad andare, sei impantanato nel labirinto della tua immaginazione con le ruote che ti ricordano che la battaglia non è mai finita. Guardati attorno. i tuoi amici, quelli di una vita, pronti a pulire le tue ruote dal fango e portarle a calpestare le foglie dei platani sul viale mentre i bambini escono da scuola.
Una passeggiata, un sorriso, un paio di amici e lì al centro ci sei tu che porti avanti la squadra come le pedine di una scacchiera.
è un giorno bellissimo e non lasciartelo sfuggire. “ami questa città, anche se non sembra vero tu l’hai girata tutta e tutta ti ha avvolto”. Ne sono testimoni i tuoi dipinti e la luce che li pervade quando le mani e le braccia sino le artefici di un quadro che sembra prendere vita ad un schiocco di dita. come un vecchio film in pausa, dove niente si è mosso e nulla è cambiato, dove il cielo è ancora blu e l’acqua del taro scorre ancora nello stesso argine. tutto si risveglia e ricomincia il suo operare quando due dita soltanto riflettono la passione di un uomo e la schiacciano, l’imprimono, su un foglio bianco come il riflesso di una lente a mezzogiorno. quel che è rimasto è quello che conta e che fa vincere ogni sfida del giorno, dallo scolapasta alla macchina fotografica, dalle ruote al pensiero. nel tuo studio che è casa, nelle tue mani che sono pennelli, nelle tue dita che sono le setole c’è quel paese che ti ha avvolto e che prende vita ogni giorno, ogni mattina. “toccami, portami in un altro luogo, insegnami, non sono un caso senza speranza”. quello che non hai è quello che non ti serve. quello che non conosci puoi sentirlo in qualche modo. è un giorno bellissimo all’interno di questa vita; questo teatro dove gli atti sono innumerevoli. sei tu che scegli la parte migliore della storia e la fine di ogni soglia.
Nella società odierna gli spazi e i tempi della giornata sono quasi sempre monogenerazionali ed escludono spesso l’incontro fra età diverse; gli ambienti di vita stanno perdendo la loro dimensione di comunità, inclusione e appartenenza.